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TRAVEL – New York, New York! 

by Feliciano Marcantonio

TRAVEL – New York, New York!

Nella mia testa, i viaggi che intraprendo vivono spesso una doppia vita, quella pura e razionale fatta di liste, sequenze, prenotazioni e programmi, e quella puramente onirica.

Avendo passato i miei anni universitari a leggere tutto lo scibile su letteratura inglese e Grand Tour (argomento di altissimo fascino che consiglio a tutti coloro che amano il viaggiare in sè), credo di avere fatto mio il piacere tipico di fine ottocento di stilare liste di viaggio. Partendo dalla minuziosa pianificazione del bagaglio (che per fortuna non è più rappresentato da un rigido baule da caricare in carrozze sbilenche) fino alla pianificazione giornaliera degli spostamenti, tenendo conto del meteo previsto (un plus rispetto ai miei antenati vittoriani, che non potevano ancora permettersi tale lusso, che fosse preciso nel medio breve termine).
Il lato onirico del viaggio è il mix di sensazioni che provo prima, durante e dopo. Prima mi sembra impossibile che io riesca a partire. Durante: lo vivo cercando di ripetermi ad alta voce dove mi trovo (ehi Marta, sei a New York!), a chiedere conferma al mio compagno di viaggio (ehi Fede, ma siamo proprio qui ora, a New York??) e a darmi pizzicotti per rendere più vero il momento. Dopo: ritorna ad essere impossibile il fatto di esserci stata e mi convinco di avere vissuto un sogno.
Scriverne mi aiuta a riviverne i momenti e mettere nero su bianco i ricordi.
Questo viaggio a New York è stato la nostra seconda volta nella Big Apple. La prima volta è stata nel febbraio 2005, nonchè la mia prima volta in assoluto negli States. Eravamo più giovani, meno esperti e molto entusiasti. Posso dire che ancora oggi, dopo due viaggi, non siamo ancora riusciti a vedere tutto di New York. Ma immagino sia lo stesso anche dopo 20 viaggi. È una metropoli in continua evoluzione, piena di stimoli, cose da vedere, provare, vivere. Il segreto è proprio non affannarsi per poter vedere il massimo possibile, perchè questo rovinerebbe la vacanza e vivreste nell’ansia perenne di essere in ritardo sulla tabella di marcia. Meglio creare un itinerario flessibile, con qualche vuoto da colmare a piacere. “Vedere poco, ma bene”, questo è il mio motto. E soprattutto camminare, camminare, sempre e il più possibile per poter osservare tutto. Viaggiare vuol dire questo.
Non affidatevi alle guide che incitano tipo “10 cose da non perdere a New York”: quello che potrebbe essere importante per una persona, non lo è per un’altra (e questo lo dico in assoluto per ogni viaggio). Spulciate la lista e piuttosto cercate di capire cosa sia più ESSENZIALE per voi. Tipo, noi non abbiamo (ancora) ritenuto interessante visitare l’isoletta della Statua della Libertà, tanto meno salirci.
Abbiamo preferito una gita negli Hamptons a Coney Island (ma prima o poi ci vado) e abbiamo decretato che di salite su uno dei più famosi grattacieli ne basta anche una sola (nel caso, opterei per il Top of the Rock).
La stagione in cui vi recate è piuttosto importante: a febbraio Manhattan era coperta di neve e abbiamo prediletto il caldo dei musei e le passeggiate nelle ore centrali. A maggio abbiamo scoperto la bellezza dei parchi come Bryant Park e ci siamo goduti il più possibile la vita all’aria aperta.

Ora mi dedico a raccontarvi le nostre giornate là, così come si sono svolte in modo da farvi sembrare là un po’ anche voi.

SABATO 4 MAGGIO

Siamo arrivati a NYC JFK Apt intorno alle 17. Per l’espletamento delle pratiche di immigrazione e ritiro bagagli è passata più o meno un’oretta (ora che tutta la prima parte burocratica è fattibile da soli tramite un terminale è tutto più veloce). Un’altra buona mezzora è passata ad aspettare il nostro Shuttle, disperso nel traffico della city dell’ora di punta. Siamo così arrivati in hotel intorno alle 19.30, notte fonda per noi, e abbiamo incredibilmente deciso di riposarci in hotel e non uscire. Nemmeno la presenza di Shake Shack proprio sotto all’hotel ci ha convinti a farlo: d’altra parte durante il volo ci avevano rimpinzato di cibo come se non dovessimo mai più mangiare (sappiatelo: io ADORO i cibi che servono in volo, poco importa se siano porcate assurde piene di spezie, io le amo profondamente).

DOMENICA 5 MAGGIO

Come da previsioni meteo ci siamo svegliati sotto la pioggia, con la nebbiolina che avvolgeva la cima dei grattacieli vicino a noi (eravamo molto vicini al Chrisler, stupendo). Svegli all’alba, abbiamo deciso di rifarci della cena saltata la sera prima e ci siamo regalati una colazione very American Style da Pershing Square (lo trovate proprio di fronte all’ingresso della Grand Central Station).

A seguire siamo entrati nella Grand Central per girarla in lungo ed in largo. È impressionante trovarsi lì dopo averla vista per tante volte in televisione! I negozietti dedicati al bakery sono tantissimi e trovate anche un piccolo Magnolia Bakery.

Approfittando della momentanea interruzione della pioggia abbiamo fatto una bella passeggiata fino al Metropolitan Museum. La zona residenziale dell’Upper East Side è davvero affascinante! Avevamo prenotato la visita e acquistato il biglietto in anticipo da casa (e questo ci ha permesso di fare una coda molto più corta e veloce). L’ingresso del museo era in fase di allestimento con red carpet perchè la sera del lunedì avrebbe ospitato il tradizionale Met Gala: ammetto che mi ha fatto effetto il pensiero di camminare dove di lì a poco molte star e persone dello spettacolo si sarebbero trovate!
Il Met Museum è una città vera e propria, un museo sconfinato! Il mio consiglio è scegliere prima quali sezioni preferite visitare in modo da andare a colpo sicuro e non perdersi. Noi abbiamo prediletto l’Egitto, il padiglione greco-romano, le culture asiatiche (e abbiamo impiegato 5 ore!). È un museo che vale decisamente la pena di vedere con calma se avete tempo da allocare. In passato noi avevamo visto il MoMA e il Guggenheim, entrambi da non perdere (il Guggenheim fosse anche solo per la sua architettura).

All’uscita non potevamo esimerci da un giretto in Central Park, fino a The Loeb Boathouse. Ci siamo persi in una pioggia di petali rosa ed è stato un momento magico!

Cena: non vedevamo l’ora di riprovare le famose bisteccone americane! abbiamo cercato nella nostra zona quali locali avessero le recensioni migliori e la scelta è caduta su: Strip House.
I prezzi sono tutti più o meno allineati: mangiare una buona bistecca in un ristorante può costare parecchio a New York. Ma almeno una sera va fatto 🙂
Suggerimento alternativo: un’altra certezza è Smith and Wollensky: qui sarete coccolati dall’atmosfera curata ed elegante e vi gusterete una delle carni migliori ever.

LUNEDì 6 MAGGIO

Lunedì ci ha accolto una bellissima giornata di sole e così abbiamo deciso di dedicarla a percorsi all’aperto il più possibile. Prima tappa: la High Line, il parco sopraelevato a 25 mt dal suolo, ricavato dal recupero di un tratto di ferrovia (più precisamente parte della West Side Line) abbandonata nel 1980. È una passeggiata molto facile di circa 2,5km che attraversa i quartieri di Chelsea, del Meatpacking District e del nuovo quartiere Hudson Yards. E proprio da Hudson Yards inizia il nostro cammino (potete arrivare fino a lì con la metro, la fermata si chiama proprio “Hudson Yards”) e si snoda fra i grattacieli: è ricco di vegetazione e di angolini da cui apprezzare scorci pittoreschi della città (da non perdere il 10th Avenue Square and Overlook). All’uscita per la sedicesima strada troverete il Chelsea Market: assolutamente da non perdere! Non tanto per i negozietti di souvenir, quanto per la food hall che offre street food autentico! Lì abbiamo mangiato i tacos più buoni del mondo!

Risalite poi per la High Line e procedete fino alla sua fine, a Gansevoort Street, proprio sopra al Whitney Museum, la più importante collezione di arte contemporanea e moderna dedicata agli artisti americani.

Da qui ci siamo poi fatti un giretto per il meatpacking District, un quartiere molto trendy ricco di ristoranti e locali alla moda e negozi di stilisti, proprio dove un tempo sorgevano gli stabilimenti per la lavorazione della carne (da qui il nome). Prossima direzione? Sempre più a sud, verso il Brooklyn Bridge. Attraversare questo ponte è sempre affascinante: la lunga passerella in legno e le sue famose arcate in pietra sono fra i monumenti più iconici di New York. Ogni volta però mi rendo conto di quanto sia faticoso attraversarlo (metà è leggermente in salita) e troppo caotico perchè invaso dai turisti e mi chiedo se valga davvero la pena. Mi piacerebbe sapere quanti newyorkesi l’hanno mai fatta questa passeggiata 🙂

Arrivati finalmente oltre il ponte ci siamo fatti un giretto per DUMBO, il quartiere alla moda, piuttosto hipster, situato proprio alla fine del ponte (DUMBO sta per Down Under Manhattan Bridge Overpass; la toponomastica di New York è ricca di acronimi come questo ed io li trovo molto buffi). Dumbo è una zona anche questa di vecchi magazzini merci riqualificati, edifici in mattonicini rossi che ancora riportano le scritte originali.
Da qui ci siamo diretti per la Brooklyn Heights Promenade: una suggestiva passeggiata che costeggia la zona dei moli e si ha la perfetta visuale dello skyline di Manhattan.
Giungere al vero e proprio quartiere residenziale di Brooklyn Heights è stato piuttosto naturale (non voglio ricordare quanti passi abbiamo fatto quel giorno! mi sento stanca al solo pensiero): è il mio quartiere dei sogni! Amore a prima vista. Eleganti case in mattoncino con le entrate con la scalinata, chiesine adorabili con cortili fioriti, piccoli negozi, lo school bus: insomma, tutto era perfetto. Non stento a credere che questa zona sia diventata molto esclusiva ed il costo delle case ormai non si differenzi molto da alcune zone di Manhattan.




Cena: rientrati a Manhattan abbiamo deciso di seguire il consiglio di un nostro amico e cenare presso un ramen bar, di quelli autentici che preparano in diretta i ramen freschi (avete mai visto un video su come viene preparata questa pasta? e’ super affascinante! utilizzano solo le mani e non so come facciano ma riescono a creare questi lunghi spaghettoni dal nulla, come una magia).
Se amate i sapori orientali non dovete perdervi un posto come questo!

MARTEDì 7 MAGGIO

Dopo una veloce colazione con coffee-to-go ci siamo diretti alla Public Library, non molto distante dal nostro hotel ed attaccata a Bryant Park.
È stato molto emozionante varcare questo edificio, mi sentivo come in una chiesa, un senso di timore reverenziale e fascino al tempo stesso.
L’emozione ha raggiunto l’apice visitando le sale di lettura, con i loro tavoli in legno, le lampade, quel silenzio quasi assoluto. È stato uno dei più bei momenti della vacanza.
Obbligatoria la sosta allo shop che, oltre a vari gadget marchiati NYPB, offre una selezione super interessante di libri (che noi abbiamo fotografato e arricchito poi le nostre wishlist Amazon). Ah, quanto amo i libri. Vorrei vivere dentro alla New York Public Library.

Dopo un giretto a Bryant Park, ci siamo incamminati verso sud passando per il caro Flatiron Building, Madison Square Park, Union Square, sempre più giù fino al Lower East Side.
La nostra meta era Katz Delicatessen, lo storico deli conosciuto in tutto il mondo (anche grazie alla scena più famosa di Harry ti presento Sally) che serve uno dei migliori pastrami.

Siamo arrivati nel primo pomeriggio, affamati e curiosissimi e il posto è stato all’altezza delle aspettative, forse oltre.
Katz’s è un locale immenso e fedele allo stile retrò dei suoi anni, sempre affollato e chiassoso, grazie anche al carattere pittoresco dei dipendenti.
Le pareti sono ricoperte di foto con i personaggi illustri che sono passati da lì: praticamente tutti i presidenti americani, attori, giocatori, l’America (e non solo) dal 1888 ad oggi.
Il pavimento è invece… greasy: ricoperto da strati e strati di grasso che rende difficile non scivolare, state attenti!
Si entra, si ritira un ticket (fate molta attenzione a non perderlo, viene poi ritirato all’uscita), e con quello ci si dirige al lungo bancone self service con numerosi punti in cui ordinare il proprio panino al pastrami, patate fritte, bevande (c’è sempre coda, mettetevi in fila).
Gli enormi pezzi di carne dopo essere stati cotti e trattati per ore finiscono sui banconi dove vengono affettati alla velocità della luce (meglio non farsi troppe domande sull’igiene, lo scarto esterno carbonizzato finisce sul pavimento al di là del bancone).
Il panino è immenso, il contenuto di carne imbarazzante (un panino basta per 2 persone, fidatevi). Viene servito con un mix di cetrioli sottaceto e freschi  a parte. Mi è piaciuto? Moltissimo! La carne ha un gusto unico ed è morbidissima, si scioglie letteralmente in bocca.

Alle 17 ci aspettava la visita al Memorial Museum, il museo dedicato alla strage dell’11 settembre. Il martedì pomeriggio è possibile entrare gratuitamente acquistando il biglietto online la mattina del lunedì precedente la visita (tutte le info sul sito). La coda è comunque lunga, il flusso di gente a questo momumento non finisce mai e il silenzio che regna ancora prima di entrarci è pesante.
È stato un pomeriggio impegnativo, non lo nego, che ti lascia addosso quel malessere e quella poca voglia di parlare; ti senti stordito dalle immagini che i tuoi occhi hanno registrato: una piccola macchia di sangue su di una scarpa con tacco impolverata, una bambola di pezza, un pezzo delle immense fondamenta dilaniato. La mente vaga, cerca di immedesimarsi negli sfortunati proprietari, cerca di comprendere. Ma non riesce.
Il dolore è grande.

Quella sera non abbiamo cenato. Non ne avevamo voglia, eravamo stanchissimi e spaesati. Ma siamo ritornati a passeggiare per Bryant Park, ricercando la familiarità e la pace di un mondo che nonostante tutto va avanti.

MERCOLEDì 8 MAGGIO

La giornata è iniziata presto, insieme alla grande mela che si preparava per l’ufficio. La nostra meta erano gli Hamptons! Quell’adorabile lingua di terra spesso decantata da Hollywood e le serie tv in generale. Ero desiderosa di conoscerla da vicino e per un giorno ci siamo sentiti in un universo parallelo. Passare dalla metropoli per eccellenza alle immense spiagge di Easthampton o al vento selvaggio delle scogliere di Montauk è cosa non da poco.
Ma di tutto questo vi parlerò dettagliatamente in un post dedicato.
Sappiate che è stata una giornata MEMORABILE.

GIOVEDì 9 MAGGIO

Il tempo vola come in ogni viaggio ed è facile abituarsi alla vita di Manhattam così ricca di stimoli. Dopo la cena della sera prima da Shake Shack (vi prego, aprire presto in Italia) abbiamo optato di nuovo per colazione da passeggio col nostro caffè americano e un muffin da condividere. La catena di caffetterie MATTO offre tutti le paste salate e dolci a 2 dollari al pezzo. Se ci capitate, sono ottime!
Breve viaggio in metro e ci ritroviamo catapultati a China Town, nelle ore di prima mattina con i vari mercatini di frutta verdura, pesce (sia fresco che essicato). Mi piace sempre fare un giretto da queste parti, fra China Town, Korea Town e Little Italy. Ho visto dal vivo il mitico DURIAN! Ma non abbiamo avuto il coraggio di assaggiarlo per capire veramente che sapore avesse (ma ammetto che quel durian non produceva gli odori mefitici di cui ho tanto sentito parlare). Little Italy mi è parsa più piccola dei ricordi che avevo, forse China Town sta prendendo il sopravvento.
Abbiamo vagabondato in zona fino alle 11 quando, come da programma, mi sono catapultata all’ingresso di Glossier (lo trovate in Lafayette Street), forse uno dei pochi negozi che mi ero fissata di visitare a New York. Si è rivelato un negozio stupendo, diverso dai soliti makeup and beauty store, elegante ed essenziale, molto friendly e tanto rosa.

Dopo qualche giro nei negozi e una sosta hot dog da uno dei Sabret (se vai a NY devi assolutamente farti un hot dog da Sabret! meglio se di più 🙂 abbiamo deciso di passare qualche ora di tranquillità passeggiando per Central Park. Ci siamo un po’ fatti guidare dalle stradine, senza imporci troppo le mete e come è sempre è stato stupendo lasciarsi stupire dal parco: abbiamo assistito ad un allenamento di baseball e abbiamo anche sbirciato un matrimonio che si stava celebrando sul lago!

Nel secondo pomeriggio ci siamo spostati in zona Hudson Yards, il nuovo quartiere in costruzione. Dopo un aperitivo in un elegante cocktail bar ci aspettava The Vessel! Per chi non la conoscesse, è una struttura avveniristica ovale composta totalmente di scale e pianerottoli, alta 15 piani. La visita è gratuita ma va prenotata prima dal sito web. È certamente un’esperienza unica sia per la struttura dell’edificio che per la vista a 360 gradi sulla zona. Per chi come me non sopportasse il vuoto e soffrisse di vertigini è una bella sfida, ma vale comunque la pena provare a salirci.

VENERDì 9 MAGGIO

Ultimo giorno a New York. L’abbiamo celebrato con un’ultima colazione american style e un ultimo giro a Bryant Park. Sempre passeggiando siamo andati in zona Rockefeller Centre. Siamo passati da Times Square, così giusto per il gusto di attraversarla (è un posto per me completamente privo di fascino). Ci siamo persi in qualche negozietto, abbiamo visitato la cattedrale di St. Patrick e fatto uno spuntino a base di cupcake di Magnolia Bakery sulla gradinata della chiesa. Ci siamo goduti il momento, lentamente, assaporando l’atmosfera, certi che di lì a poco ci sarebbe mancata.

Nel pomeriggio abbiamo iniziato con gli spostamenti verso l’aeroporto. Il nostro viaggio era ormai alla fine! Come sempre rientrare lascia quel sapore dolceamaro. Ho amato profondamente questo viaggio a New York, l’ho tanto desiderato e non ne sono rimasta delusa: ci siamo rilassati, divertiti, abbiamo visto e imparato cose nuove. Siamo stati veramente bene. Gli Stati Uniti sono un posto così familiare eppure così differente da noi. New York poi è un’isola a sè stante. Un posto che ti riempie di energia come pochi altri, a mio parere.

Sorgente: TRAVEL – New York, New York! – Ms. Bunbury

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