Da un on the road in America non si torna più: tutte le nostre sensazioni ed emozioni a caldo.
Stiamo scrivendo questo articolo mentre i sintomi del Jet lag ci stanno abbracciando con enorme affetto (ovviamente non ricambiato). Sono passati pochi giorni da quando le ruote dell’aereo hanno iniziato a strisciare contro la pista di atterraggio. Fisicamente eravamo lì mentre mentalmente eravamo rimasti incastrati tra i parchi nazionali.
Ci chiediamo se si possa tornare da un viaggio del genere.
Ci chiediamo se si possa restringere il proprio campo visivo dall’infinito dei parchi americani, dei grattacieli, dell’oceano per riadattarle alle misure della propria città.
Ci chiediamo se saremo mai in grado di scrollarci addosso la nostalgia delle emozioni forti e dell’adrenalina infinita e continua.
Ci chiediamo se potremmo emozionarci ancora in modo così potente da sbottonare il controllo dei nostri sensi e da sfogarla in una cascata di commozione. Già, ci siamo commossi più volte e noi, non siamo proprio persone che si commuovono facilmente. Anzi, potremmo dire che non lo siamo per niente.
Ci chiediamo se nei futuri viaggi avremo la capacità di dire “wow” senza paragonarlo agli attimi di felicità strappati da momenti che profumavano di perfezione.
L’America ci ha donato tanto e noi abbiamo regalato a lei tutto di noi stessi.
Proprio per questo, arrivati a Los Angeles, ultima tappa del nostro on the road, abbiamo percepito la sensazione di trovarci negli ultimi atti di un meraviglioso viaggio come in una giostra che spesso si inceppava per poi riproseguire.
In altre parole, sapevamo che la fine era vicina e dovevamo vivercela più forte di prima.Una volta toccato i punti principali dell’ultimo giorno, i nostri sorrisi si sono inscuriti dal timore di dover tornare alla vita reale ed abbandonare un sogno.
Non sono mancate due cose storte, due imprevisti, due episodi brutti che ci hanno fatto avere un senso del disorientamento. Uno degli episodi ve lo abbiamo raccontato nella nostra pagina instagram e pagina facebook.
Eppure, il sorriso non ce lo siamo fatti togliere più del necessario.
In fondo, eravamo in A-M-E-R-I-C-A a realizzare un grande viaggio sognato a tal punto da sciuparlo e da esserci documentati su tutto.
Sì, noi abbiamo iniziato a documentarci su tutto appena prenotati i biglietti.
In fondo, essendo il nostro primo viaggio intercontinentale assieme, abbiamo preferito preoccuparci nella fase pre partenza di alcuni argomenti a noi sconosciuti come ad esempio il noleggio auto oppure l’assicurazione di viaggio.
Questo tema ci preoccupava tantissimo perchè solitamente nei viaggi nelle Filippine non eravamo responsabili di occuparcene in prima persona.L’America è un paese fantastico sotto diversi punti di vista ma, a livello sanitario, non offre la completa assistenza medica alla quale la cara Europa ci ha abituato. Tra le varie opzioni, che potrete trovare in rete, c’è quella dell’assicurazione viaggio proposta dalla compagnia assicurativa AIG. Non smetteremo mai di raccomandarvi di assicurarvi perchè spendere una cifra in prevenzione permette di risparmiare tanti pensieri e problematiche in caso di bisogno.
Ci sentiamo di dire senza paura che questo è stato il nostro viaggio più bello assieme.
Ci sentiamo di dire che è stato anche quello in cui abbiamo avuto più ansia ed adrenalina pre partenza addosso.
Ci sentiamo di dire che è stato il viaggio in cui abbiamo sfidato strade deserte e chilometriche ad ogni nostro spostamento in macchina.
Ci sentiamo di dire che è stato il viaggio in cui la natura ha dominato nella grandezza e la bellezza di ogni singolo parco dell’America.
Ci siamo immersi nel silenzio della natura interrotto solamente dal soffio del vento forte che ci ha accompagnato.
Subito dopo, ci siamo poi rituffati nel caos degli incroci e corsie delle grandi città dove sembra non esserci spazio sufficiente per chiunque in ora di punta.Ci siamo sentiti adulti quando abbiamo visitato alcune tappe dell’itinerario e siamo tornati bambini dentro a Las Vegas e Universal studios.
Ci siamo innamorati dei pochi motel che abbiamo preso (pentendocene) quando durante la partenza, complici i film e telefim, li temevamo.
E’ stato il viaggio dei contrasti per eccellenza: in fondo, è proprio grazie a questo che l’America ha molto da offrire per qualsiasi tipologia di persona.
Dopo 18 giorni in cui avevamo fatto continui spostamenti, sentivamo la stanchezza affiancarci come una persona molesta che cerca di stringerti la mano per presentarsi. Noi non le abbiamo mai ricambiato la stretta di mano perchè la voglia di scoprire ogni singolo punto ci faceva dimenticare di lei.
Se ripensiamo al nostro itinerario prefissato, di cui vi abbiamo parlato nell’articolo precedente, siamo più che soddisfatti. Abbiamo dovuto rinunciare solo ad un canyon a causa della lontananza e a causa delle giornate più corte legate al periodo dell’anno. Sarebbe stato infattibile dover fare 7 ore di guida. Inoltre, noi amiamo viaggiare senza scadenze o limiti di tempo per poterci godere a 360 gradi ciò che viviamo. Proprio per questo, abbiamo rinunciato. In fondo, ha più senso vedere una sola cosa ma con calma piuttosto che vederne di più ma male.
Nonostante questa piccola rinuncia siamo felici perché il Bryce Canyon sarà una buona scusa per poter tornare ad ammirare questi angoli della natura.
Grazie di tutto America
grazie a tutte le persone che chi ci sono stati vicine seguendoci nel viaggio
(con il loro splendido appoggio anche nei momenti di aiuto).
Sorgente: Da un on the road in America non si torna più – DESTINAZIONE MONDO 20