Cosa fare e cosa non?

Budapest

“Parigi dell’Est” è sicuramente un paragone azzeccato, ma la definizione di Budapest più efficace, quella che spiega maggiormente la sua peculiarità è “città-ponte”.

Il ponte è quello tra Europa dell’Est e dell’Ovest, le due parti del vecchio continente dalla cui “dialettica” – chiamiamola così – sono sempre scaturite le sorti dell’Occidente. Naturalmente questo ruolo di collegamento non è un’esclusiva di Budapest. Anche Vienna e Praga condividono lo stesso destino storico.

Con la prima, Budapest presenta moltissimi tratti in comune specie dal punto di vista architettonico e urbanistico; con la seconda, invece, li accomuna il maggior fermento sociale e turistico rispetto alla capitale austriaca. C’è dell’altro: Budapest non è solo una città monumentale, profondamente influenzata dalla tradizione culturale dell’Impero austro-ungarico; oltre alle chiese e ai monumenti, non c’è visita in città che non contempli una sosta in uno dei suoi innumerevoli parchi termali.

Già, perché nel caso non lo sapeste, a Budapest potete godervi un bagno termale all’aperto con le cime innevate tutt”attorno. Insomma, una città meravigliosa nel cui “ventre” ci sono anche altre influenze culturali: quella romana, quella turca e, soprattutto, quella sovietica.

Buona lettura.

 

1 Il Castello

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Il Castello di Buda (Budapest è l’esito dell’unificazione nel 1873 delle città di Buda, Obuda e Pest) è il compendio perfetto della storia della città. La prima edificazione risale infatti al XIII secolo, per la precisione al 1243, e fu decisa da re Béla IV d’Ungheria inorridito dai saccheggi commessi due anni prima dai mongoli a danno della vicina Pest. Dal 1410 al 1420, invece, si ebbe il primo grande ampliamento della fortezza per volontà di Sigismondo di Lussemburgo, re del Sacro Romano Impero. Ne venne fuori un castello talmente inespugnabile che gli ottomani artefici, nel 1541, della conquista di Budapest, riuscirono a penetrarvi solo a capitolazione avvenuta. Danni ingentissimi vi furono nel 1686 nel corso della guerra furibonda che vide opposti cristiani e musulmani e che si concluse con la cacciata di quest’ultimi dopo oltre un secolo di dominio assoluto sulla città. Bisognò attendere il 1715 per l’inizio dell’edificazione in stile barocco del Castello che andò avanti per tutto il XVIII secolo. Il XIX secolo, tuttavia, fu caratterizzato dai moti del 1848 per l’indipendenza dall’impero asburgico. La circostanza rallentò i lavori di ampliamento alla struttura con l’aggiunta successiva di opere in stile neoclassico al precedente impianto barocco. Infine, la terribile battaglia tra tedeschi e russi durante la seconda guerra mondiale con il palazzo, come altre volte nella sua storia, ridotto in macerie. Queste, in estrema sintesi, le tappe significative del Castello di Budapest che, nonostante la storia tormentata, continua a essere il simbolo storico-culturale della capitale, e quindi di tutta la nazione ungherese. All’interno, chiese, edifici pubblici, palazzi medievali e, soprattutto il Museo storico e la Galleria Nazionale.

 

2 Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale si trova all’interno del Castello di Budapest. Il Museo occupa quattro sale del palazzo e ospita le opere più importanti dell’arte magiara dall’antichità fino a oggi. Molto interessante il Lapidarium al primo piano, ricca collezione di manufatti in pietra risalenti al periodo romano e rinvenuti durante la ricostruzione della fortezza. Tra le tante opere presenti, degne di particolar menzione sono inoltre i bassorilievi del re Mattia Corvino (sovrano d’Ungheria dal 1458 al 1490) e della consorte Beatrice d’Aragona. Verso queste due figure il giudizio storico degli ungheresi è unanimente positivo. In particolare verso “Mattia Il Giusto”, così veniva chiamato il re per la magnanimità e l’attenzione alle esigenze del popolo. Non è finita perchè la galleria ospita numerose pale d’altare tardo-gotiche e alcune tra le opere più importanti realizzate dai grandi artisti nazionali nel XIX e XX secolo: su tutti, Mihály Munkácsy e László Paál. La Galleria è aperta dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00. Lunedì chiusa. Per maggiori informazioni sulla storia, le collezioni, le mostre temporanee e il costo d’ingresso visita la versione inglese del sito ufficiale: Hungarian National Museum.

 

3 Ponte delle Catene

Tra i simboli cittadini non c’è solo il Castello.

Imperdibile è anche il “Ponte delle Catene” costruito per collegare le due cittadine di Buda e Pest. A commissionare l’opera nel 1849 fu il conte István Széchenyi rammaricato – si dice – per non aver raggiunto in tempo il padre moriente di là dal fiume (Danubio). Infatti per molto tempo l’unico collegamento tra le due cittadine fu un ponte mobile il cui utilizzo era limitato alla bella stagione. Le temperature invernali sovente impedivano l’attraversamento a causa del ghiaccio, con inevitabili ripercussioni negative sui collegamenti di persone e merci. Grazie alla competenza di William e Adam Clark, i due ingegneri scozzesi (solo omonimi) incaricati della realizzazione dell’opera, “venne fuori” un’infrastruttura stupenda il cui fascino non lascia indifferenti i turisti. Durante la seconda guerra mondiale il ponte venne fatto saltare in aria dai tedeschi per bloccare l’avanzata russa, ma nel 1949 si provvide con solerzia alla sua ricostruzione. Infine una curiosità.

Per raggiungere il Castello dal Ponte delle Catene bastano solo tre minuti di funicolare. Un risparmio notevole di tempo e fatica che però da solo non spiega le lunghe file per i biglietti in piazza Clark Adam, specie durante il periodo estivo. È il fascino retrò della “Budavari Siklo” che affascina migliaia di turisti. Costruita nel 1870, anche la funicolare venne distrutta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Sono dovuti passare quarant’anni per vederla nuovamente in funzione nel 1986.

 

4 La Basilica di Santo Stefano

Se Budapest è una delle città più fotografate al mondo, parte del merito è della Basilica di Santo Stefano. Marmi pregiati, mosaici, stucchi e decorazioni dorate contribuiscono al fascino di questa chiesa in stile neoclassico che può ospitare fino a 8000 fedeli. Da vedere la “Cappella della Santa Destra”, a sinistra dell’altare maggiore, e la cupola, raggiungibile a piedi o pel tramite di quattro comodi ascensori. Nella prima c’è una teca di vetro con la mano destra mummificata di Santo Stefano, patrono della città e della nazione. Dalla cupola, invece, si osserva una stupenda vista di Pest col dettaglio dall’alto della piazza antistante la chiesa. Infine una curiosità. La cupola, lunga 96 metri, pareggia in altezza il palazzo del Parlamento quasi a simboleggiare la parità tra potere “spirituale” e “temporale”.

 

5 Andrassy Boulevard

Se Budapest è la Parigi dell’Est, Andrassy Boulevard vale gli Champs Élisées. Paragoni a parte, questo viale di oltre due chilometri è di gran lunga la passeggiata più bella e famosa di tutta l’Ungheria.

Non a caso l’Unesco nel 2002 ha inserito la strada nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità. Oltre al dato culturale, però, c’è anche quello commerciale: lungo questo viale è concentrata buona parte delle caffetterie, ristoranti, teatri e boutique di lusso presenti in città. Curioso perciò osservare come la strada più glamour di Budapest, frequentata da sempre da turisti e residenti di fascia medio-alta, durante l’occupazione sovietica sia stata intitolata prima a Stalin e poi alla Repubblica popolare d’Ungheria. Nel 1990, il ritorno alla vecchia toponomastica: il conte ungherese Gyula Andrassy famoso per le sue idee liberali e modernizzatrici, nonché per la liason amorosa con la principessa Sissi, la bellissima Elisabetta d’ Austria-Ungheria. Da non perdere!

 

6 La Sinagoga

La Grande Sinagoga è senza dubbio una delle tappe imperdibili di Budapest. Non solo perché è la più grande d’Europa (e una delle più grandi al mondo), ma anche perché rappresenta una delle testimonianze più vivide della grandezza della cultura ebraica nell’Europa continentale. L’imponenza e la cifra architettonica dell’edificio (costruito tra il 1854 e il 1859), parlano da sole: una miscellanea di stili che tiene insieme bizantino, gotico, romanico e moresco riassumendo in sé tutte le influenze che Budapest ha assorbito nel corso dei secoli. Compresa la tragedia dell’Olocausto, rappresentata dalla scultura dell’artista ungherese Varga Imre. Un salice piangente dove sono incisi i nomi di tutte le vittime ungheresi dello sterminio perpretato dai nazisti ai danni degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. L’opera è collocata nel cimitero ebraico annesso alla sinagoga che, ricordiamo, si trova in via Dohàny poco distante dal celebre viale intitolato al conte Gyula Andrassy (vedi paragrafo precedente). Nei pressi della sinagoga inoltre c’è anche il Museo Ebraico con una ricca collezione di oggetti legati agli usi e costumi della comunità ebraica di Budapest. Da non perdere!

 

7 Parco di Városliget

Centoventi ettari di parco in centro città.

Un particolare urbanistico che da solo spiega l’elevata qualità della vita della capitale ungherese. C’è un lago, che d’inverno diventa un’attrezzatissima pista di pattinaggio su ghiaccio; ci sono una decina di ristoranti; il Museo delle Bambole; il Castello Vajdahunyad; lo zoo e tante altre attrazioni. Soprattutto ci sono i Bagni di Széchenji, il più grande complesso termale della città, addirittura risalente al 1881. I bagni di Széchenji non sono le uniche terme di Budapest (vd.paragrafo successivo). Di sicuro, però, sono le più famose, tra piscine esterne (frequentatissime pure in inverno), piscine interne e saune. Lo stile neobarocco della struttura fa il resto contribuendo al senso di meraviglia di chi si trova per la prima volta al cospetto di quest’ambiente sui generis. Insomma, Budapest è una città a cui non manca davvero nulla: musei, monumenti, aree verdi e acque termali per ritemprare il corpo e la mente dagli acciacchi dell’età e lo stress della quotidianità. Provare per credere!

 

8 Le terme

Visitare Budapest senza provare almeno una delle sue famose terme equivale a non averlo fatto.

Sono molte le riviste, i siti e i blog di viaggio a sottolineare quest’aspetto e, al di là dei toni più o meno enfatici, l’ammonimento ha un senso. Non solo dal punto di vista curativo che, beninteso, resta quello più importante; ma proprio da un punto di vista culturale, considerando le radici millenarie della tradizione termale ungherese. Celti, romani, turchi, austro-ungarici: non c’è popolo e dominazione che non abbia aggiunto qualcosa di suo ai complessi termali che man mano venivano edificati in città. Oltre ai già citati Bagni Széchenyi, vanno ricordate le terme Kiraly e le terme Rudas, dove più è evidente l’impronta turca, e il complesso Palatinus sull’isola Margherita, piccola striscia di terra sul Danubio celebre, appunto, per le sue 11 piscine all’aperto frequentatissime specie durante il periodo estivo. Non mancano inoltre hotel con reparto termale interno (vd. foto) per abbinare soggiorno e cure.

 

9 Tour del Danubio

In una lista di cose da fare e vedere a Budapest non può mancare il giro del Danubio.

Diverse le formule proposte dalle due compagnie (Legenda e Mahart) che effettuano il trasbordo. Gite diurne e serali con aperitivo, musica e cena. Insomma ce n’è per tutti i gusti e tutte le esigenze come è giusto che sia in una città dai grandi numeri turistici quale Budapest è diventata nel volgere di pochi anni dopo la dissoluzione del blocco sovietico. Da fare!

 

10 Budapest comunista

Segnatevi l’isola di Csepel, il Parco delle Statue e la Casa del Terrore. È in questi luoghi che dovete recarvi se volete conoscere l’“altra Budapest”, il recente passato comunista a cui si è repentinamente voltato le spalle e di cui, tuttavia, restano ancora moltissime tracce. Csepel è la più grande delle isole del Danubio. Oggi, tra ristoranti e parchi termali, partecipa attivamente al presente turistico della città ma è qui, su quest’isola lunga 48 km, che il governo comunista ungherese realizzò alcune delle sue grandi fabbriche. In poco più di vent’anni l’industria pesante è scomparsa trasformandosi assai velocemente in reperti di archeologia industriale che, in ogni caso, risultano interessanti da un punto di vista storico e architettonico. Il Parco delle Statue, invece, ospita quasi tutte le statue che durante la dittatura comunista “ornavano” la città.

Il “Memento Park” – così si chiama – si trova a circa mezz’ora dal centro di Budapest ed è ben collegato sia con i bus che con la metropolitana (altra importante testimonianza del regime comunista). La Casa del Terrore (Terror Haza Muzeum), infine, si trova nei pressi di via Andrassy ed è un allestimento museale moderno che ripercorre atrocità e storture dei due regimi che hanno segnato la vita dell’Ungheria: quello nazista e quello comunista durato decisamente più a lungo. 

 

COSA NON FARE..

1 Non limitarsi ai “soliti giri”

Di cose da fare e vedere a Budapest ce ne sono davvero tante che la nostra, per forza di cose, è una lista parziale.

Un elenco che si concentra su alcune delle attrazioni principali anche se abbiamo provato a dare delle “dritte” relativamente meno turistiche. Altre, invece, come Vaci Utca, la via più movimentata della città, non le abbiamo inserite perché tanto è iimpossibile non capitarci.

Ecco, qui sta il punto: non limitatevi solo alla movida.

Tra l’altro, via Vaci è conosciuta per una particolare forma di adescamento: donne più o meno avvenenti avvicinano ragazzi e adulti con tono informale invitandoli a bere qualcosa. Solo che quel “qualcosa” rischia di costare assai caro: sotto, infatti, c’è un accordo col gestore del locale compiacente. Non solo con lui. Anche con gli energumeni che, se necessario, costringono il malcapitato di turno a prelevare al bancomat più vicino per saldare il conto. Detto questo, niente paura. Il fenomeno va scemando e, se vogliamo dirla tutta, muove da un pregiudizio altrettanto odioso: la convinzione, cioè, che le ungheresi siano mediamente più disponibili rispetto alle altre donne dell’est Europa (al limite sono mediamente più belle, anche se è stupido fare classifiche di questo genere). Perciò basta rimanere se stessi, non dare confidenza a chi si avvicina all’improvviso, e godersi la città in lungo e in largo.